Nonostante la disponibilità di alimenti oggigiorno in commercio sia a prima vista molto ampia la nostra dieta è improntata alla monotonia e alla ripetitività.
Una varietà alimentare solo apparente
E' raro che tra gli scaffali del supermercato ci capiti di esplorare settori diversi dai soliti. Più frequentemente ci ritroviamo a "pescare" gli stessi cibi, negli stessi posti, in maniera quasi automatica.
A ciò si aggiunge che, nonostante l'appartenenza a marche differenti, i prodotti confezionati contengono quasi sempre i medesimi ingredienti. Biscotti, cracker, merendine, fette biscottate e simili riportano solitamente in etichetta farina di frumento, sale, grassi vegetali più o meno saturi o idrogenati, zucchero in qualche forma, latte in polvere, burro, uova, lievito o agenti lievitanti, oltre naturalmente a una pletora di additivi vari (conservanti, coloranti e chi più ne ha più ne metta).
I cibi industriali di cui è ricca l'alimentazione moderna non aiutano a diversificare realmente la dieta.
Pochi rappresentanti di ogni gruppo alimentare
L'unico cereale che consumiamo è il frumento (o grano che dir si voglia), in tutte le sue varianti: farina, pasta, pane, prodotti da forno vari, fiocchi per la prima colazione. Qualcuno saltuariamente introduce il riso, qualcun altro il mais e in genere le alternative finiscono qui. Perché mai non acquistare con la stessa frequenza anche tutti gli altri cereali e pseudocereali, che sono tanti, altrettanto sani e nutrizionalmente validi?
Ci rimpinziamo di prodotti caseari - latte, formaggi e yogurt, innanzitutto -, che sulle tavole non mancano mai (fosse anche sotto forma di un pezzettino di formaggio a fine pasto o dell'immancabile grattugiata di parmigiano sugli spaghetti), suggestionati da una pessima informazione, scientifica o pseudo-tale, che da anni ci fa credere che latte e derivati siano alimenti irrinunciabili, nonché le migliori fonti di calcio a disposizione. E poi magari trascuriamo l'uovo, proteina perfetta, perché qualcuno non troppo informato ci ha messo in guardia - prendendo una grossa cantonata - dal suo contenuto di colesterolo.
Abusiamo di affettati e insaccati vari, fin troppo presenti nell'alimentazione quotidiana in ragione soprattutto della loro praticità. Peccato che i salumi, tra contenuto eccessivo di nitriti e di sale, andrebbero invece consumati con grande moderazione.
Dimentichiamo invece i legumi, introdotti abitualmente nella dieta solo da pochi, e i semi oleaginosi, di solito temuti perché la frutta secca è ritenuta, a torto, ingrassante e relegati a Natale e ad altre rare occasioni. Perdiamo così nutrienti preziosi e proteine vegetali da alternare a quelle animali (attenzione però a non sopravvalutare il contenuto proteico dei legumi, come spesso fanno vegetariani e vegani).
E che dire, proprio tra le proteine animali, della carne? Vitello a profusione, talvolta manzo o pollo, ma poco altro. E' forse meno interessante sotto il profilo nutrizionale la carne di tacchino, agnello, cavallo, coniglio, maiale? No, affatto.
Idem per il pesce. Branzino, sogliola e orata vanno benissimo, ma perché non consumare più generosamente anche altre specie, spesso più economiche e persino più salutari, come sardine, alici e altro pesce azzurro? E i crostacei (gamberi, scampi, granchi ecc.)? E i molluschi (seppie, cozze, vongole & C.)? Non sono certo da limitare agli spaghetti allo scoglio ordinati una volta all'anno in riva al mare.
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Insomma, salvo rare eccezioni, la nostra alimentazione è tutto tranne che varia.
Questa monotonia alimentare provoca almeno due ordini di problemi. Il primo è che ci mette a rischio di carenze di alcuni nutrienti, che sono diffusamente "sparpagliati" tra i viventi e non si trovano certo tutti in uno o in pochi alimenti, animali o vegetali che siano. Il secondo è che la ripetizione per troppo tempo di uno stimolo alimentare rappresentato da cibi appartenenti sempre agli stessi grandi gruppi (latte e derivati, lieviti e cibi fermentati, alimenti contenenti nichel, frumento e cereali correlati, cibi ad alto contenuto di sale ecc.) è la premessa allo sviluppo di intolleranze alimentari e dei tanti disturbi che da queste possono essere sostenuti.
Mangiare sempre i medesimi alimenti porta sia a carenze che a "sovraccarichi".
Settimana scorsa avete comprato pomodori, zucchine e cicoria? Allora in questa buttatevi su carote, melanzane e radicchio. E così per la frutta e ogni altra categoria alimentare. Variate, variate, variate. Davvero. Ripetetevelo come un mantra, la prossima volta che andate a fare la spesa.
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