La delusione è democratica. Ci lambisce, tutti prima o poi, perché la vita non risparmia occasioni. Aspetti un segno per una ricorrenza speciale e quel giorno scivola via nell'assoluta normalità, la promozione che con tanti sacrifici avresti meritato scatta per il collega più abile a sponsorizzarsi che a lavorare, una prova preparata con cura guadagna una valutazione mediocre.
In tutti i casi, lo stato d'animo ha lo stesso colore e una profondità variabile, ma comunque sgradevole. Convivono dispiacere, rabbia, frustrazione e persino imbarazzo, se la scena della nostra delusione ha avuto dei testimoni.
C'è anche il rischio che queste emozioni contagino i pensieri e la visione che abbiamo del nostro piccolo mondo. Così la delusione lievita e la nostra percezione si distorce, fino a ingoiare fette di realtà che con quanto è accaduto (o speravamo accadesse e non si è verificato) hanno poco o niente a che fare. Vediamo solo il grigio o addirittura tutto nero.
Strategie per non farsi abbattere da una delusione
Affinché la delusione non diventi il blocco che inibisce l'azione intravedo innanzitutto due mosse, che ho sperimentato personalmente e che sono solo apparentemente contraddittorie.
La prima è riconoscere i sentimenti che proviamo e concederci il tempo per metabolizzarli ed esprimerli. Quando indossiamo la maschera dell'indifferenza e cerchiamo di chiudere dentro di noi quello che ci disturba, senza prima averlo accettato e magari condiviso con una persona cara, facciamo come chi sigilla porte e finestre per non far sentire al vicino che l'aria in casa sua è viziata.
Occorre accogliere la delusione e lasciarla "sfiatare" affinché questa, poi, trovi la via per ridimensionarsi.
Consolidata questa fase, in cui può aiutare dar voce alla tristezza con chi pensiamo voglia ascoltarci o anche piangere da soli, il passo successivo è prendere le distanze. Un conto infatti è dare cittadinanza ai sentimenti e un altro è farsi pilotare da loro. Spesso la difesa migliore dalle delusioni è un sano distacco. Che non significa noncuranza o superficialità, ma scegliere di non aderire completamente all'evento che ci ha deluso, come se in quell'evento ci identificassimo o vedessimo condensato il nostro valore.
Ognuno di noi ha il potere di separare la propria persona da una performance insoddisfacente e può decidere di scindere il suo sentire dal singolo gesto mancato in una relazione che conta. Perché siamo molto di più di un risultato imperfetto e la solidità di un rapporto d'amore o di un qualunque altro legame affettivo conosce sistemi di misurazione assai più sofisticati dei regali giusti al momento giusto.
Allargare lo sguardo per vedere le possibilità
Riesci a vedere le opportunità oltre l'amarezza? |
Il distacco amplia la prospettiva e restituisce contorni più definiti alla delusione. Idee tanto tossiche quanto statisticamente improbabili, come quella che ci convince che capitano tutte a noi o che nessuno ci valorizza, cominciano a perdere ossigeno.
Diventa più facile soppesare ciò che c'è per affrontarlo meglio.
Se il nostro partner ha scordato l'anniversario, magari ci rendiamo conto che esistono trucchi divertenti per solleticare la sua memoria e celebrare insieme la prossima festa in un modo ancora più complice e intrigante di quanto avremmo immaginato. In ufficio, dove qualcuno scala livelli prima e meglio di noi, forse è il momento di mostrare sicurezza. Oppure di rivedere le priorità e concludere che impegno e abnegazione hanno un confine oltre il quale non vogliamo andare, perché a casa ci aspetta una famiglia che appaga più dello scatto di carriera o perché il nostro tempo va diviso tra interessi e ambizioni plurali.
Quanto alla prova poco brillante, che sia il saggio di un corso di teatro o un esame all'università, si può restituire dignità all'errore, ricordando quel che insegna – tra gli altri – Henrik Ibsen, uno dei più grandi drammaturghi moderni: "il progresso non è che un brancolare da un errore all'altro".
Senza errori, non c'è movimento né creatività. Ed è attraverso gli errori che tutti, fin da quando muoviamo i primi passi nel mondo, impariamo. Anche a considerare le buche e i dossi nel terreno, per non inciampare più o inciampare meno, e rialzarci dopo ogni caduta.
L'origine latina del termine "delusione" ha in sé la parola "ludus", che significa "gioco": superare l'amarezza e reagire alla delusione, con tutte le difficoltà che ciò può comportare, è in fondo schivare una trappola per la mente, non cedere a un inganno. E continuare a giocare.
Articolo di
dottoressa in filosofia, counselor e professionista della comunicazione sui temi della salute naturale.
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