L'immagine che comunemente viene associata alle ferite è quella di tagli più o meno profondi, spiacevoli conseguenze di qualche incidente domestico, professionale o di altro genere. In realtà, la casistica delle ferite è decisamente ampia, comprendendo anche esiti di interventi chirurgici, ustioni, piaghe da decubito, ulcere e altre lesioni di pelle e mucose.
In soggetti predisposti o con basse difese immunitarie capita spesso che le ferite non si rimarginino facilmente e tendano a cronicizzare, diventando così il ricettacolo di batteri ed esponendo al rischio di infezioni anche gravi.
A complicare ulteriormente la guarigione delle ferite c'è il fatto che, anche a causa di prescrizioni e assunzioni disinvolte, numerosi ceppi batterici sono diventati resistenti agli antibiotici. La comunità scientifica si orienta quindi con crescente interesse verso l'esplorazione di opzioni di trattamento coadiuvanti e complementari rispetto ai farmaci.
Notizie recenti in questo senso provengono da uno studio australiano apparso su PLoS One che ha testato il comportamento di quattro batteri, Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa e Bacillus subtilis, a contatto con diverse varietà di miele. Il miele è noto da tempo per il potere disinfettante che gli deriva dal perossido di idrogeno (più conosciuto come acqua ossigenata), che si sviluppa in seguito all'azione di un particolare enzima, la glucosio-ossidasi, prodotto dalle api durante la lavorazione del nettare dei fiori.
I risultati dello studio evidenziano che il miele di manuka ha il primato assoluto nell'inibire la proliferazione di tutte le specie batteriche coinvolte nell'esperimento, sebbene anche le altre tipologie di miele riducano in qualche misura la gravità delle infezioni. C’è di più: all'attività battericida ad ampio spettro si unisce la capacità del miele di manuka di impedire che i batteri si aggreghino a formare il biofilm, una pellicola organica che li rende difficilmente aggredibili dagli antibiotici.
Le proprietà del miele di manuka si devono alle significative quantità di un principio attivo chiamato metilgliossale (o MGO o methylglyoxal). Trovate indicazioni dettagliate su come agisce l'MGO, in quali condizioni di salute può essere utile il miele di manuka e in che dosaggi è opportuno assumere questa sostanza nell'articolo monografico dedicato proprio al miele di manuka.
Si sapeva già che più alto è il quantitativo di MGO, maggiore è il potere germicida del miele. Il nuovo studio documenta però che la massima efficacia terapeutica contro le infezioni delle ferite si ottiene con concentrazioni di MGO pari a 600 mg/kg. Superata questa soglia, il metilgliossale presente nel miele di manuka non produce ricadute positive degne di nota.
Indubbiamente questa ricerca apre una finestra interessante sull'individuazione di protocolli per la cura delle ferite croniche che affianchino alle risorse della medicina ufficiale rimedi naturali privi di effetti indesiderati e utili per limitare fenomeni di antibioticoresistenza. Se poi alcuni di questi presidi, come appunto il miele di manuka, hanno anche altri pregi, nutrizionali e salutistici, tanto meglio.
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