Deve il nome comune di "artiglio del diavolo" alle appendici uncinate che ricoprono i suoi frutti, ma i principi attivi selezionati e impiegati in fitoterapia si estraggono dalle sue radici. Harpagophytum procumbens - questo il nome scientifico dell'artiglio del diavolo o arpagofito - è un'erba perenne originaria dei climi aridi e nota da sempre alla medicina tradizionale africana per le sue proprietà salutistiche.
Grazie ai glucosidi iridoidi che contiene, tra cui soprattutto l'arpagoside, l'artiglio del diavolo agisce come antidolorifico e antinfiammatorio, con effetti persino confrontabili a quelli dei farmaci. E' quindi in grado di mitigare una serie di disturbi dolorosi comunemente definiti "reumatici" che possono coinvolgere le ossa, le articolazioni e i muscoli a esse adiacenti.
Harpagophytum procumbens allevia i dolori muscoloscheletrici imputabili all'artrosi (il processo di usura delle cartilagini che rivestono le articolazioni) e aiuta a contrastare mal di schiena, torcicollo, artrite, sciatica, tendiniti e conseguenze di contusioni e microtraumi.
Tra le preparazioni disponibili in commercio, molto diffusa è la tintura madre di artiglio del diavolo. Il dosaggio consigliato è in genere di 40-50 gocce in poca acqua, da assumere due-tre volte al giorno. Più efficaci sono le compresse di estratto secco di Harpagophytum procumbens titolato e standardizzato in arpagoside. La posologia standard dell'artiglio del diavolo in questo secondo caso è di 2-3 compresse al giorno, che è meglio prendere dopo i pasti.
L'artiglio del diavolo è un rimedio naturale che non provoca effetti indesiderati, se si escludono rari e in ogni caso lievi fastidi gastrointestinali in soggetti predisposti. Per ciò che riguarda invece le controindicazioni, un trattamento con questo fitoterapico, che stimola la secrezione di succhi gastrici, non è adatto qualora si soffra di ulcera gastrica o duodenale. Sono infine possibili interazioni farmacologiche dell'artiglio del diavolo: l'arpagofito dovrebbe essere assunto con cautela in concomitanza di terapie a base di antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti FANS), cortisone, farmaci antiaritmici, anticoagulanti e antiaggreganti piastrinici.
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