Batterio killer: come difendersi da Escherichia coli

Il batterio Escherichia coli
Facciamo il punto sull'epidemia che sta allarmando l'Europa. L'Italia per ora non ne è coinvolta, ma è bene conoscere come difendersi del ceppo killer del batterio Escherichia coli.

Escherichia coli è un batterio normalmente ospite dell'intestino di tutti i mammiferi, uomo compreso. La sua presenza non crea problemi ed è anzi utile, salvo quando occasionalmente il batterio si virulenta e prolifera, dando luogo a una serie di infezioni come innanzitutto cistiti e prostatiti.

Particolari ceppi di Escherichia coli sono invece francamente patogeni e possono scatenare epidemie come quella in corso in queste settimane. Si tratta di un ceppo, denominato O104:H4, di Escherichia coli enteroemorragico (EHEC), che sembra originatosi per ricombinazione naturale tra batteri e acquisizione di nuovi geni.

Escherichia coli enteroemorragico rilascia nell'ospite una tossina - verocitotossina (VTEC) o shigatossina (STEC) -, che provoca sintomi che vanno dai dolori intestinali, alla diarrea liquida severa anche a carattere emorragico, fino alla ben più grave sindrome emolitico uremica (SEU), in alcuni casi letale.

Alla data odierna, Escherichia coli ha provocato 23 decessi accertati in tutta Europa, 22 dei quali nella sola Germania, oltre a migliaia di infettati in 13 nazioni europee, Italia esclusa.

L'uomo contrae l'infezione da Escherichia coli innanzitutto attraverso gli alimenti: latte (non pastorizzato) di animali infetti o vegetali crudi contaminati da acqua o da concimi animali infetti.

Il focolaio di questa epidemia tuttavia non è ancora stato scoperto: dopo cetrioli, pomodori, lattuga e carne di cervo, le notizie delle ultime ore sembravano individuare nei germogli di soia provenienti da un'azienda di Amburgo la fonte dell'infezione. Ma già ieri in serata è arrivata la smentita.

Al momento gli eventi si susseguono con rapidità ed è aleatorio prendere posizione e sbilanciarsi sulla reale diffusibilità di questo agente patogeno. Qualunque affermazione di oggi, in un senso o nell'altro, è destinata a essere superata dalle novità di domani.

Vorremmo evitare l'allarmismo imperante sui media (che non ci piace), ma anche l'atteggiamento (che ci piace ancora meno) di chi, più preoccupato delle ricadute economiche della notizia che della salute dei consumatori, si è affrettato immediatamente a tranquillizzare la popolazione ancor prima di avere elementi certi a disposizione.

Di sicuro può essere utile farsi trovare pronti e ricordare le semplici precauzioni che anche l'Istituto Superiore di Sanità invita ad adottare per difendersi dalle infezioni alimentari. Le principali misure per prevenire l'infezione da Escherichia coli enteroemorragico sono:
  • lavarsi spesso le mani e senz'altro prima di mettersi a tavola
  • lavarsi bene le mani prima di maneggiare alimenti e subito dopo
  • lavare accuratamente i vegetali
  • pulire a fondo superfici di lavoro, coltelli, taglieri e altri utensili impiegati per preparare i cibi, anche tra la preparazione di un cibo e l'altro
  • cuocere bene la carne.

Aggiungeremmo, in chiave naturopatica, che è senz'altro utile mantenere l'intestino in salute, obiettivo che si può già raggiungere, almeno parzialmente, con la semplice assunzione di probiotici (fermenti lattici) di buona qualità.

Può risultare inoltre opportuno sostenere il sistema immunitario: tra i tanti rimedi naturali adatti a rinforzare le difese dell'organismo ci sono funghi "medicinali" della tradizione orientale (tra cui il reishi o Ganoderma lucidum), fitoterapici (come Astragalus membranaceus), vitamine (innanzitutto la vitamina C e la vitamina D), e minerali (in primo luogo lo zinco).

Segnaliamo infine che particolari spezie e aromi, ben conosciuti e utilizzati empiricamente da sempre da tante tradizioni gastronomiche geograficamente e culturalmente anche assai distanti tra loro, sono veri e propri antibiotici naturali e possono essere impiegati per insaporire e nel contempo "disinfettare" le pietanze.

Nello specifico, cannella, aglio, origano, salvia, chiodi di garofano, timo e peperoncino sono stati oggetto di più studi scientifici sulla loro efficacia nei confronti di forme patogene di Escherichia coli, nonché di altri microrganismi responsabili di intossicazioni alimentari, come Salmonella typhimurium, Yersinia enterocolitica e Staphylococcus aureus.

Sull'importanza di erbe aromatiche e spezie nel contrasto alle tossinfezioni alimentari, tradizione popolare e moderna tecnologia trovano persino un significativo punto di raccordo: pochi anni fa i laboratori della Rutger University del New Jersey hanno sfruttato le proprietà antimicrobiche di alcune di queste sostanze per realizzare un polimero in grado di ostacolare la contaminazione degli alimenti da parte dei patogeni, Escherichia coli compreso.

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