La rabbia può essere esplosiva o raggelante. Assecondata senza controllo, la collera è la scintilla che trasforma il confronto in uno scontro. Repressa, è la cortina di ghiaccio in cui si solidifica il risentimento.
Quando la rabbia fa male alle relazioni e alla salute
La rabbia può bloccare il dialogo. |
Nella vita di tutti i giorni, questo strappo nelle maglie del rapporto può causare danni profondi.
La rabbia espressa in modo inopportuno o covata in silenzio fa lievitare le incomprensioni: tra genitori e figli il dialogo si inceppa, viene meno la fiducia che cementa la coppia e vivifica le amicizie autentiche.
Anche la salute può risentirne. La collera non elaborata tende ad alimentare somatizzazioni: l'impennarsi della pressione sanguigna, lo sfogo sulla pelle che nessuna causa organica riesce a spiegare, un nodo alla gola che incrina la voce nei momenti in cui si vorrebbe dire, ma si dice male, oppure non si riesce a dire, perché c'è una specie di blocco a strozzare la parola.
Come impediamo alla rabbia di segnalarci qualcosa di importante
La rabbia che diventa violenza, in qualsiasi forma, non ha giustificazioni. In certi casi è frutto di una patologia e come tale va affrontata. In sé, però, questa emozione ha anche una funzione salvifica, come ce l'hanno la gioia, la tristezza, la paura. E se non riusciamo a gestire quello che sentiamo, talvolta è perché ci manca la consapevolezza.
Ci muoviamo in modo brusco, impacciato o inefficace perché non riusciamo a dare un nome e un significato a quello che l'emozione (dal latino emovère, che significa "trasportare fuori") smuove dentro di noi.
Così il potenziale energetico della rabbia dilaga o implode, ma fallisce comunque il suo obiettivo: aiutarci a capire che qualcosa disturba il nostro equilibrio. Per qualche motivo, ci sentiamo invasi, non riconosciuti, fraintesi, umiliati, ignorati, non visti, delusi, limitati nella nostra espressione, o semplicemente impotenti di fronte a uno stress troppo forte.
Riconoscere la rabbia per scegliere come agire
Ascoltarsi per incanalare la rabbia. |
Altre volte la minaccia è percepita, ma non è detto che sia reale: la nostra sensibilità può distorcere quel che ci arriva mentre ci arrabbiamo, perché noi siamo anche le ferite che ci portiamo appresso, e le nostre cicatrici diventano le lenti dietro le quali guardiamo il mondo.
Non mancano neppure momenti in cui dirigiamo la rabbia contro noi stessi. Quando le nostre azioni tradiscono il nostro essere profondo e i valori in cui crediamo, siamo noi stessi il nostro nemico.
Accettare la rabbia è il primo passo per rimettere in gioco la riflessione e decidere come vogliamo rispondere al campanello d'allarme che è scattato dentro di noi.
Il corpo è un grande maestro. Ci avverte delle emozioni, aggirando i filtri della mente e le sue difese. Un tremito interno, il volto che avvampa, il battito del cuore che accelera, la mascella che si irrigidisce sono tutti segnali con cui la collera si fa strada dentro di noi.
Se ci fermiamo ad ascoltare queste sensazioni e le colleghiamo agli istanti in cui si presentano, abbiamo più probabilità che la nostra parte razionale trovi un modo sano per mettere a frutto l'emozione.
Quel momento di "stop" riapre la comunicazione tra il corpo e il pensiero. E ci aiuta a interrogarci su quello che c'è ora, senza precipitare nel gorgo di tutte le situazioni passate che ci hanno fatto soffrire. Qual è la frase che ci punge sul vivo? Cosa ci viene in mente di fronte all'atteggiamento dell'altro? Quale reazione automatica preme per emergere e con che tipo di comportamento potremmo sostituirla?
Diventa più facile gestire la rabbia, invece di liberarla senza briglie o di silenziarla, in uno sforzo di autocontrollo che ci lascia stanchi e frustrati.
Una volta che avremo captato il messaggio che la rabbia vuole inviarci, sceglieremo meglio le parole per dire ciò che proviamo e invocare rispetto nel rispetto dell'altro sarà meno faticoso.
Nel tempo, la saggezza del corpo e un'autoconsapevolezza sempre più acuta potranno insegnarci a praticare una terza via, diversa dall'aggressività e dalla passività. Una strada unica per ciascuno di noi e utile sia per non passare dalla parte del torto quando avremmo ragione, sia per riscattarci dal ruolo di vittime. Degli altri o di noi stessi.
Articolo di
dottoressa in filosofia, counselor e professionista della comunicazione sui temi della salute naturale.
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